Sta ormai scomparendo dal panorama motociclistico, ma il motore a due tempi ha ancora una foltissima schiera di affezionati, soprattutto nel mondo dell’off-road. Sì, i punti a favore sono molti: si tratta di una tipologia di propulsore più leggero e semplice del 4T e, generalmente, offre prestazioni più elevate a parità di cilindrata e frazionamento. Tutto positivo dunque? No, c’è una contropartita importante: la combustione è più problematica, quindi le emissioni inquinanti sono maggiori. E sulle emissioni non si può più transigere. La soluzione ci sarebbe: passare all’iniezione, meglio se diretta; ma la stessa struttura del due tempi complica le cose. In campo nautico la soluzione è stata trovata già da alcuni anni – ad esempio i motori Evinrude E-Tec – ma i propulsori marini sono più semplici in termini di dimensioni (maggiori) regimi (inferiori) e richieste (funzionano a regime praticamente fisso). Il problema fondamentale per i sistemi di iniezione è infatti la velocità di lavoro degli iniettori stessi: nei motori 2T tutto avviene in modo estremamente veloce, perché un intero ciclo avviene in un solo giro completo dell’albero motore, quindi in tempo dimezzato rispetto a un motore 4T che di giri completi ne deve compiere due per concludere le quattro fasi (aspirazione, compressione, scoppio e scarico). A questo si aggiunge per l’iniezione diretta la necessità di generare pressioni elevate, perché l’iniezione avviene nella camera di combustione quando l’aria è già stata compressa, anziché nel collettore a pressione ambiente.
Dopo l’abbandono dei pur promettenti sistemi assistiti pneumaticamente, come il Ditech Aprilia , il PureJet Piaggio e il J-Force Peugeot usati solo su alcuni ciclomotori, e il fallimentare tentativo di Bimota ai tempi della V2 da 500 cm3 , c’è stata una lunga fase di stasi legata soprattutto alla forte e veloce contrazione del mercato dei 2T sofisticati (e quindi costosi). Questo non ha impedito alle diverse soluzioni per portare l’iniezione (di solito indiretta) nel 2T di continuare a confrontarsi nei laboratori e negli uffici brevetti.
Torneranno i 2T? Non è da escludere, perlomeno in certe nicchie. Molti appassionati di lunga data ne amano ancora le prestazioni, la leggerezza, ma anche (o soprattutto) la tipica sonorità e l’erogazione che sono rimaste nel cuore di chi ha vissuto gli anni d’oro di questa tipologia di motori. Certo il tema delle emissioni, e l’inevitabile aumento dei costi per affrontarlo, restano grossi freni; ma il caso di KTM potrebbe aprire un varco. Nel caso di un eventuale ritorno anche i motociclisti dovranno riparametrare la propria guida : un’altra caratteristica tipica delle moto a 2T era il ridottissimo freno motore e un limitato range di giri “utili”. Ma a questo, forse, la tecnica e l’elettronica potranno porre rimedio...
Resistono nel campo dei ciclomotori le moto cinquanta dei Gruppo Piaggio: le Aprilia RX e SX montano ancora un propulsore a due tempi che rientra nell’omologazione Euro 4, la stessa unità che equipaggia anche le Derbi Senda X-Treme Senda Racing . Anche la gamma delle moto Beta a due tempi è stata adeguata , come dimostra la nuova RR50. All'ultimo EICMA è stata presentata anche una nuova moto 2T, la Vins , una sportiva con motore biclindrico e un grande fascino.
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