di Nico Dente della Gattola
In magistratura dal 2004, pubblico ministero in servizio presso la D.D.A. di Napoli, già componente del Consiglio Giudiziario e già presidente della locale sezione di Nola dell’ANM, Giuseppe Visone, con la sua esperienza professionale e associativa rappresenta un osservatore privilegiato, per comprendere il momento che attraversa la Magistratura, in tutte le sue forme anche associative. Momento non facile per le vicende che hanno contrassegnato sia il CSM sia la stessa Associazione Nazionale Magistrati. La giustizia e i magistrati sono ormai argomento di dibattito pubblico e di aspre polemiche istituzionali e politiche tanto da contrassegnare il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciato a Camere riunite per il suo giuramento. Momento non facile caratterizzato dalla presentazione da parte del Governo della riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM e dall’ammissione da parte della Corte Costituzionale dei quesiti referendari sulla giustizia.
Tema dunque caldo ed attualissimo.
È di questi giorni il provvedimento del Tribunale di Napoli che ha azzerato i vertici del movimento 5 stelle: si ha l’impressione che ancora una volta la magistratura abbia dovuto giustamente supplire alle debolezze della politica, la tua opinione?
Il provvedimento del Tribunale di Napoli interviene in una materia delicata quale quella della vita dei partiti e dei movimenti politici. Non è il primo e non sarà l’ultimo perché l’intervento della magistratura evidenzia vuoti normativi che, sin dall’emanazione della Costituzione, richiedevano un intervento organico del legislatore che, ovviamente, non vi è stato. Pur non entrando nel merito della decisione, sia pure nella fase cautelare, rilevo però che i colleghi, magistrati più che qualificati e professionalmente attrezzati, hanno adottato una decisione che sotto il profilo motivazionale pare ineccepibile. .
Come vedi il rapporto tra magistratura e politica? Premesso che il tema della frizione e contrapposizione tra magistratura e politica è un tema che ci portiamo dietro da tanti anni, ritengo che la politica, o forse verrebbe da dire una parte della politica, ha spesso usato la magistratura come strumento per l’eliminazione o neutralizzazione dell’avversario.
Cosa auspichi per il futuro? Il ripristino dei principi fondamentali di un sano e collaborativo equilibrio di poteri dello Stato. La politica, nel senso piú alto, trova la sua espressione nella volontá popolare e nel Parlamento che è chiamato a promuovere le leggi che poi i giudici devono applicare. La politica non deve essere insofferente all’attività di controllo inevitabile in un paese democratico da parte degli organi inquirenti e poi giudicanti purché questo controllo di legalitá riguardi fattispecie concrete e non astratte. In ció anche noi dobbiamo riacquistare credibilitá e fiducia dei cittadini e delle altre Istituzioni.
In concreto? E’ auspicabile che la politica, intesa come cura del bene comune, riacquisti il suo ruolo avendo il coraggio delle scelte e fornisca personale politico preparato e adeguato in un contesto sociale, economico, sanitario, internazionale sempre più complesso.
Come giudichi la possibilità che un magistrato possa svolgere attività politica? Sono contrario. Per riferirmi all’ultimo caso, ovvero alla vicenda Maresca, ritengo non ammissibile che si possa fare nel contempo il Magistrato e il leader dell’opposizione in consiglio comunale; infatti, chi fa il Magistrato non deve essere solo imparziale ma deve essere percepito dall’utenza come tale. . Tuttavia anche con riferimento al caso specifico è evidente che ció sia stato possibile per un vuoto normativo che spetta al Parlamento colmare.
Ritieni che con l’impegno politico un magistrato sia meno credibile? Ritengo che la categoria abbia un dovere etico e debba trasmettere un messaggio di terzietà e imparzialità nei confronti dell’utenza sulla quale andiamo a decidere o a indagare. Devo però dire che ormai questa criticità è percepita dalla stragrande maggioranza dei colleghi e quindi sono fiducioso per il futuro.
E’ di questi giorni l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di norme più stringenti, per limitare l’accesso in politica dei magistrati, cosa ne pensi? Circa il divieto di candidarsi nelle regioni in cui si sono esercitate le proprie funzioni appare condivisibile quanto previsto… Trovo molto giusti i limiti di carattere territoriale, perché è opportuno che non si “lucri” sull’aver svolto determinate funzioni in un luogo dove poi ci si va a candidare.
Cosa ti convince di meno? Condivido le perplessità di ANM sul divieto di ritornare a svolgere funzioni giurisdizionali anche se per un periodo di tempo limitato. Inoltre l’individuazione delle funzioni amministrative da svolgere mi sembra molto lacunosa e con profili di grande discrezionalitá che andrebbero evitati.
Intravedi qualche difficoltà specifica? Lo scegliere di fare politica, con questa norma, potrebbe essere anche in casi estremi, una ”scappatoia” per chi non intende più lavorare negli Uffici giudiziari anche perché è sufficiente la mera candidatura a far scattare il meccanismo dello svolgimento delle funzioni amministrative.
Nel complesso ritieni positivo o no l’intervento fatto per regolamentare i magistrati che fanno politica? Ritengo che sia comunque un principio positivo anche se la norma va sicuramente migliorata.
Insieme all’aver dato nuove regole per disciplinare l’accesso dei Magistrati in politica, l’esecutivo si è dedicato anche sul Consiglio Superiore della Magistratura: il tuo giudizio su questo punto… Circa la legge elettorale, la mia opinione è che si poteva fare di più , nel senso che non avrei previsto la quota proporzionale e avrei assegnato tutti i seggi con il meccanismo maggioritario. Inoltre sarebbe stato preferibile prevedere un numero maggiore di collegi cosí i colleghi eletti al CSM avrebbero potuto veramente rappresentare il “territorio”.
Per la verità il sistema elettorale visto dall’esterno appare di difficile comprensione… Si è vero è piuttosto farraginoso, soprattutto per la quota giudicante, dove l’assegnazione dei 5 seggi previsti avviene con criterio differente dagli 8 del maggioritario e ciò può portare a una maggiore influenza delle correnti che comunque non vanno demonizzate.
Più in generale, tralasciando la legge elettorale, quali obiettivi dovrebbe porsi il nuovo CSM? Il CSM , dovrebbe in primo luogo recuperare quella capacità di riforma e di auto normazione che aveva in passato. Sicuramente una delle priorità dovrebbe essere quelle delle nomine dei Direttivi e dei Semidirettivi che devono essere più prevedibili e leggibili prestandosi di meno all’intervento del giudice amministrativo . Di fatto viviamo una stagione nella quale il CSM è commissariato: basti pensare alla procura di Roma o alla nomina del primo Presidente Corte Cassazione, dove abbiamo avuto un intervento decisivo del giudice amministrativo. Questo perché l’eccessiva discrezionalità può generare scelte concordate che non premiano il più meritevole.
In che condizioni ha operato il Consiglio uscente? Di grande difficoltà, come testimonia il ritardo in alcune nomine fondamentali nel nostro Distretto come ad esempio quelle relative a uffici notoriamente in grave difficoltà come la Procura di Nola dove risultano vacanti sia il posto di procuratore aggiunto sia quello di procuratore capo.
Ci siamo soffermati sul Consiglio Superiore ma è indubbio che anche la stessa Associazione Nazionale Magistrati, viva un momento di grande difficoltà… Se all’ultimo referendum interno indetto sulla legge elettorale ha votato meno del 50% dei colleghi, malgrado lo si potesse fare telematicamente, è evidente la distanza che si è creata tra l’Associazione e la sua base: va, quindi, recuperata la capacità di rappresentare le istanze dei colleghi soprattutto dei più giovani, rispetto ai quali registro, quotidianamente, una notevole disaffezione se non scoramento nei confronti dell’associazionismo e dei singoli gruppi.
In tal senso ritieni che piú in generale anche l’ANM abbia bisogno di un cambiamento? Assolutamente sì.
E invece i gruppi associativi, le sigle che oggi ci sono? I gruppi, senza dubbio, scontano una mancanza di appeal. Hanno perso la loro originaria funzione di centri di elaborazione culturale e anche, lasciamelo dire, di capacitá di assicurare una adeguata tutela sindacale dei colleghi. Penso solo ad un profilo quasi sconosciuto quale quello del cd. benessere organizzativo. Ecco il vero rinnovamento è possibile se finalmente si esce dalla logica del “centro di potere” e si riacquista la logica delle idee, della partecipazione e della condivisione.
Ci avviciniamo anche ai Referendum sulla giustizia con inevitabili tensioni possono essere evitate? Ovvero si può ancora trovare una soluzione? E ancora non è rischioso affidare al giudizio di un referendum argomenti così delicate e soprattutto tanto diversi tra loro? Sono profondamente critico su come sono stati formulati i quesiti e preoccupato per l’impatto che avrebbe sulla macchina della giustizia la loro eventuale approvazione. Senza contare che andremo incontro a evidenti paradossi. Per esempio, sulla separazione delle carriere siamo alla “truffa delle etichette” in quanto, per come il quesito è formulato, si impedirebbe esclusivamente il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente e viceversa, mentre l’accesso e la carriera in magistratura rimarrebbero unitarie.
Puoi farci anche altro esempio? Certo, il quesito per l’abolizione dell’art.274 lettera C del codice di procedura penale. Per i non addetti ai lavori si tratta della norma che consente di applicare le misure cautelari ove vi sia il rischio di reiterazione del reato. Se venisse meno questo requisito ci troveremmo dinanzi al paradosso di non poter arrestare uno stupratore che abbia una fissa dimora in Italia e che abbia confessato il reato.
Più in generale credi superato il momento di difficoltà per la magistratura? Secondo me non è ancora superato e va recuperato soprattutto il senso etico del nostro lavoro.
Cosa ti auguri per la magistratura? Mi auguro che finalmente si esca da questa impasse, che ci sia chiarezza sul percorso riformatore da intraprendere e che si possa vivere una nuova stagione a partire dall’elezione del prossimo Consiglio Superiore della Magistratura.
Da ultimo una tua valutazione del ruolo della magistratura onoraria? La magistratura onoraria come l’avvocatura rappresentano pilastri fondamentali di un edificio come quello della giustizia che richiede l’apporto appassionato e competente di tutte le componenti, ivi compresa quella amministrativa. La magistratura onoraria ormai copre una fetta importante della giurisdizione ed esprimo grandi perplessità sulla riforma in atto perché comunque non consente di dare la giusta dignità ai magistrati onorari che, nella stragrande maggioranza, contribuiscono non poco alla definizione dei giudizi e delle pendenze anche nell’ottica della piena attuazione del PNRR.
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