Un team di ricercatori ha svolto uno studio su una popolazione di mezz’età onde capire gli effetti del consumo regolare di mirtilli sul rischio di sviluppare la demenza e sulle funzioni metaboliche. I risultati, molto interessanti, sono stati pubblicati su Nutrients.[2]
È da diversi anni il team di Robert Krikorian, ricercatore dell’Università di Cincinnati, sta svolgendo studi sui mirtilli, in particolare sugli effetti che possono avere sui rischi di Alzheimer e in generale di demenza. Secondo quanto spiega il comunicato dell’università americana, i mirtilli sono caratterizzati da un livello molto alto di antociani, importanti micronutrienti antiossidanti. Gli antociani sono quei composti che danno, tra l’altro, ai mirtilli il colore caratteristico che aiuta la pianta a resistere alle radiazioni solari oltre che ad altre minacce, come spiega lo stesso Krikorian.[1]
Il ricercatore, diversamente da altri studi che ha effettuato in passato, si è voluto concentrare non su una popolazione più anziana ma su una di mezza età per capire il rischio di demenza più la nella vita. Krikorian spiega che metà delle persone che vivono negli Stati Uniti un certo punto della vita sviluppa insulino-resistenza e incorre nel cosiddetto “prediabete”. Dato che i precedenti studi avevano suggerito che mirtilli hanno un effetto positivo sugli anziani, il ricercatore ha voluto verificare se questi effetti sulle funzioni metaboliche sussistevano anche per le persone più giovani.[1]
Lo studio ha coinvolto 33 persone con un’età compresa tra i 50 e i 65 anni. Tutti i soggetti erano in sovrappeso, in stato di prediabete e mostravano un declino lieve della memoria. Si tratta di un tipo di popolazione che è caratterizzata da un rischio più grande di demenza tardiva. L’esperimento ha visto i soggetti astenersi dal consumo di frutti di bosco per 12 settimane. Durante le 12 settimane ogni giorno a metà dei partecipanti veniva data una bustina di polvere di mirtilli neri (circa l’equivalente di mezza tazza) mentre all’altra metà veniva data una bustina di composto placebo. I ricercatori misuravano anche le capacità cognitive dei soggetti sottoponendoli a specifici test.[1]
I ricercatori scoprivano che i soggetti che avevano consumato la bustina di polvere di mirtilli quotidianamente mostrava dei miglioramenti per quanto riguardava i compiti cognitivi rispetto ai soggetti che avevano assunto la sostanza placebo. In particolare i ricercatori scoprivano una “ridotta interferenza di informazioni estranee durante l’apprendimento e la memoria”, come spiega lo stesso Krikorian.[1]
I pazienti che avevano assunto il mirtillo, inoltre, mostravano livelli di insulina a digiuno più bassi, migliori funzioni metaboliche ed una migliore capacità di bruciare i grassi. Infine i soggetti che avevano assunto il mirtillo mostravano anche un disaccoppiamento mitocondriale leggermente più alto. Si tratta di un processo che avviene nelle cellule e che può essere collegato ad una longevità maggiore e ad una riduzione dello stress ossidativo.[1]
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